La mappa dei bancomat per bitcoin in Italia

Lungo lo Stivale ci sono 71 sportelli per cambiare contanti in criptovalute. Le installazioni sono cresciute tra il 2018 e il 2019. La mappa di Wired

La mappa dei bitcoin
La mappa dei bitcoin

Sono 69 i bancomat per bitcoin presenti in Italia, 71 se si tiene conto che in due sedi ne sono presenti un paio. E sono sparsi in maniera abbastanza uniforme su tutto il territorio nazionale. Si tratta di sportelli automatici per criptovalute (automated teller machine, atm) che consentono di scambiare valuta digitale con i contanti. Questi macchinari, molto utili per avvicinare le persone all’uso delle criptovalute, possono tuttavia prestare il fianco a operazioni sospette di riciclaggio di denaro, come ha raccontato Wired in una inchiesta scaturita da alcune segnalazioni ricevute su WiredLeaks, la piattaforma per segnalazioni che protegge l’anonimato delle fonti. Specie in Italia, dove mancano i controlli sul settore e regole chiare.

Per stimare le dimensioni del fenomeno degli atm per bitcoin nel nostro paese, Wired ha utilizzato i dati di Coin Atm Radar, una piattaforma che monitora la diffusione di queste apparecchiature. In Italia sono arrivati nel 2014, ma hanno iniziato a prendere veramente piede all’inizio del 2018.

Il grafico mostra l’aumento, nel tempo, degli sportelli automatici per cambiare criptovalute in Italia. La prima installazione risale a marzo del 2014. Dopodiché, fino all’autunno del 2017 non sono mai stati più di dieci. Da quel momento il numero è iniziato a crescere, arrivando a raddoppiare nell’aprile del 2018 e a superare quota 50 alla fine del 2019.
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Gli apparecchi sono concentrati nelle grandi città o in punti strategici, come i centri commerciali nei comuni dell’hinterland. Oppure in una città come Livigno (Sondrio) che gode dello status di zona extradoganale, un’attrazione per i turisti che si affianca alle piste da sci. Ma, questo l’elemento da sottolineare, sono distribuiti in maniera abbastanza uniforme sul territorio nazionale.

Oltre che nei centri commerciali, zone di grande passaggio e per questo ovviamente interessanti per ogni attività economica, si trovano diversi apparecchi all’interno di negozi di sigarette elettroniche, ma anche di spazi di coworking.

Oggi in Italia mancano i decreti attuativi relativi a una normativa del 2019 che impone agli operatori di questi servizi di iscriversi a un apposito registro. Un vuoto che rischia di favorire chi vuole operare in una zona grigia, facendo concorrenza agli imprenditoria sana.

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